un momento d’Illuminazione

Ciò che sto per scrivere è di importanza capitale per me, in quanto tale scritto è nato in un momento di illuminazione, uno tra i più profondi che io abbia mai sperimentato. Non è certo la prima volta che mi ritrovo catapultata in questo stato di coscienza, tali momenti hanno costellato la mia esistenza da innumerevoli vite, la permanenza in tale contesto è da sempre il mio obbiettivo, ma non avevo mai pensato di mettermi a scrivere le cose che sentivo in quei momenti, anche perché, essendo uno stato sovra mentale, non esistono parole che possano descrivere in toto l’esperienza. 

risveglio

Quella notte, il 27 gennaio del 2013, non riuscivo ad addormentarmi perché, come mi accade molto spesso, avevo la sensazione di “scoppiare” d’energia. Ero distesa sul mio letto, impegnata nella contemplazione di qualsiasi pensiero, emozione o sensazione si affacciasse alla luce della mia consapevolezza; sono mesi ormai che passo quasi la totalità delle mie notti così, in quanto la mia coscienza non ha la minima intensione di perdersi nei sogni. Spesso mi accade di lasciare il mio corpo, andare a trovare vecchi amici che si trovano in dimensioni diverse da quella fisica, oppure di rimanere cosciente, nel corpo, ma distaccata da esso. 

Altre volte, invece, mi capita di sentirmi parte di una grande energia che si muove ovunque, e passare l’intera notte immersa in questa grande quiete, il centro di tutto ciò che esiste, il vuoto più totale che esista e di cui ogni cosa è la manifestazione. Quella notte, però, non sentivo il bisogno di uscire dal corpo, né di rimanervi, ero semplicemente aperta a qualsiasi esperienza si presentasse. Non avevo aspettative, né alcun tipo di volontà o giudizio, semplicemente giacevo immobile ad osservare, conscia che tutto ciò che vedevo scorreva in me come un pesce nel fiume, ma non mi rappresentava nella mia essenza più intima. 

Ad un tratto accadde qualcosa di eccezionale, e quasi per magia mi ritrovai a scrivere senza sapere che cosa avrei scritto, in atteggiamento completamente diverso da quello che si assume generalmente di fronte ad un foglio bianco. Non volevo riempire quel foglio con delle parole, non avevo pensieri da scrivere, la mia mente era totalmente vuota, i pensieri collassati su se stessi come ogni finzione quando viene scoperta. Ero vuota come quel foglio che avevo davanti e, allo stesso tempo, più totale di qualsiasi cosa umanamente comprensibile, ed era proprio questa condizione che sentivo di dover imprimere. Non ho parole per spiegare la profondità con la quale sentivo le cose che poi scrissi, quindi riporterò le stesse, con la speranza che risuonino nei vostri animi.

“Il primo passo nel sentiero del reale consiste nell’osservare ogni cosa che viviamo, prendendo consapevolezza del fatto che passiamo gran parte della vita senza prestare attenzione a ciò che viviamo e che accade dentro di noi in relazione alle circostanze esterne. Generalmente la nostra vita si svolge in “pilota automatico”, con un livello di attenzione minimo, perché siamo troppo presi (a dire il vero persi) nella nostra attività mentale. 

Viviamo in qualsiasi tempo tranne che nel presente, poiché ci troviamo risucchiati in un vortice di pensieri riguardanti il passato o il futuro. La realizzazione finale, invece, può arrivare solo quando ci osserviamo – queste sono le sue fondamenta -, quando scrutiamo dentro di noi, e solo allora può accadere di trovarsi catapultati di fronte a colui che osserva, non più all’osservato. Nell’attimo stesso in cui ciò avviene sparisce la distanza tra l’io osservato ed il sé osservatore, quindi, finalmente, avviene la ricongiunzione con l’essenza vitale che si muove in ogni cosa. Nell’impeto del momento si potrebbe desiderare di trattenere tale stato, ma con questo stesso atto di volontà, pur quanto nobile appaia, ci si separa nuovamente dal flusso universale. 

La realizzazione non potrà mai avvenire tramite uno sforzo, al contrario dell’osservazione, poiché nel momento stesso in cui ci sforziamo siamo qualcuno, c’è qualcuno che si sforza, mentre la realizzazione accade solo quando diventiamo nessuno, che è, paradossalmente, all’origine di tutto ciò che esiste. Ciò che sto provando è del tutto eccezionale, una cosa assolutamente alla portata di tutti quando diventano nessuno. Diventare nessun significa svuotare la mente, eliminare le proprie convinzioni, gli attaccamenti e tutte le identificazioni costituenti la falsa personalità. Solo un vaso vuoto potrà essere riempito, allo stesso modo solo un uomo che sa di non sapere e si pone in atteggiamento di foglio bianco potrà essere riempito dalla verità e diventare essa stessa. 

Le emozioni che provo in questo momento sono indescrivibili, non sono nemmeno emozioni, bensì una sensazione estatica di elevata vibrazione che mi scuote fin dalle fondamenta, una comprensione organica che si è resa disponibile nella sua totalità ed ha dissolto ogni interrogativo. Provo la forte sensazione che quest’attimo è eterno, interminabile, che tutto è realmente perfetto così com’è. Solo adesso mi rendo conto che gran parte delle esperienze vissute fino a questo momento, così come le vite di miliardi di persone,  sono veramente sterili perché non godevano della stessa profondità ed ampia prospettiva che sperimento adesso. 

Mi sento come un non vedente che per la prima volta riesce a scrutare il mondo nella sua interessa, in quanto fino a questo momento la mente ha portato con se il giudizio, la divisione tra bene e male, bello e brutto, che ci consente di vedere soltanto metà di ciò che è. Da questa nuova prospettiva tutto appare perfetto ed è chiaro che ogni aspetto ed il suo contrario si generano a vicenda, rappresentano due metà di un intero, ma è possibile comprendere questo solo dal momento che integriamo ogni nostra parte. Un uomo integro è un uomo libero, nessuno potrà mai imprigionarlo nemmeno qualora venga incarcerato nella dimensione fisica, perché non vive confinato nel corpo, ma nell’eterno senza tempo, né spazio.

Scoprire chi realmente siamo, l’osservatore che fa esperienza attraverso ogni corpo, è la cosa più bella e più vera che un uomo può sperimentare, la comprensione di questo complicato e grande gioco cosmico avviene poi di conseguenza. Per scoprire chi siamo esistono infinite vie e percorsi, ma il più diretto è sicuramente osservare noi stessi in ogni istante con quanta più intensità possiamo, cercando di disidentificarci dall’osservato e prestando attenzione, contemporaneamente, a colui che osserva.”

Il motivo per cui ho deciso di condividere con voi queste realizzazioni è semplice: non ero io a scrivere, non esisteva alcun io in quel momento, era l’intera esistenza attraverso un piccolo mezzo – il mio corpo-, per cui questa riflessione non appartiene a me, non posso rivendicarne diritti d’autore, è di tutti voi, di chiunque la senta risuonare nel profondo della sua essenza.

 Ambra Guerrucci link alla fonte


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